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SICUREZZA ELETTRICA  

 

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LA SICUREZZA ELETTRICA IN BASSA TENSIONE 

Protezione attiva dai contatti indiretti in relazione al sistema di distribuzione (5)

Per un guasto franco a terra le norme CEI richiedono l’intervento dei dispositivi di protezione entro un tempo tanto più piccolo quanto maggiore è la tensione di fase;  ad esempio dalla tabella 7.3 per U0 = 230V (nuovo valore unificato a livello europeo) il  tempo d’interruzione non deve superare 0,4 s  con l’eccezione dei circuiti di distribuzione e dei circuiti terminali che alimentano apparecchi fissi per i quali è ammesso un tempo d’intervento non superiore ai 5s purché sia soddisfatta una delle seguenti  condizioni enunciate dall’art. 413.3.5 delle Norme CEI 64-8:

a)    l’impedenza del conduttore di protezione che collega il quadro di distribuzione al punto nel quale il conduttore di protezione è connesso al collegamento equipotenziale principale ( generalmente il collettore di terra) non deve essere superiore a ZPE=Zsx50/U0;

b)    esiste un collegamento equipotenziale supplementare che collega localmente al quadro di distribuzione gli stessi tipi di masse estranee indicati per il collegamento equipotenziale principale che soddisfa le prescrizioni riguardanti il collegamento equipotenziale principale di cui al Capitolo 54 delle Norme CEI 64-8.

Un circuito terminale è un circuito che alimenta un apparecchio utilizzatore o una presa a spina  mentre un circuito di distribuzione è un circuito e che fa capo generalmente ad un quadro elettrico dal quale si distribuiscono più circuiti terminali. Un guasto a terra su di un circuito di distribuzione è poco probabile (fig. 7.8); potrebbe avvenire su di in canale metallico o sul quadro di distribuzione, meno probabile comunque che sugli apparecchi utilizzatori o sui componenti dell’impianto. Se a questo si aggiunge la difficoltà di garantire la selettività  tra le protezioni, sia di sovracorrente che differenziali,  si comprende perché si sia adottato il tempo di 5s per questi circuiti (fig. 7.9). Anche per gli apparecchi fissi di grande potenza sarebbe stato arduo rispettare i tempi di 0,4s e, dal momento che solitamente sono meno pericolosi degli apparecchi trasportabili,  la Norma ci concede di interrompere il circuito in 5s. Su di un apparecchio fisso la probabilità che si manifesti un guasto non è comunque del tutto trascurabile e le tensioni che vi si stabiliscono per 5s  possono trasferirsi sulle masse degli apparecchi trasportabili e portatili (Gli apparecchi trasportabili  sono più pericolosi di quelli fissi  anche se in genere, come prescrive il  DPR 547/55 all’art. 315, sono di classe II e quindi protetti per costruzione dai contatti indiretti. In sede internazionale sono però ammessi anche apparecchi di classe I ed ecco che la Norma prescrive l’interruzione automatica del circuito e il rispetto dei tempi della tabella 7.3 per tutti gli apparecchi elettrici trasportabili anche se alimentati da presa a spina). E’ così che si spiegano le due condizioni prescritte dalle Norme  che tengono conto, a differenza dei circuiti di distribuzione in cui la probabilità di guasto è minore, della maggior probabilità che si possano verificare guasti sugli apparecchi fissi. In un sistema TN, in caso di guasto a terra, il potenziale che assume l’apparecchio guasto, in questo caso l’apparecchio fisso, sappiamo che dipende dalla caduta di tensione sul conduttore di protezione per cui il potenziale varia da una massa all’altra (a differenza del sistema TT in cui, a causa di un guasto in un punto qualsiasi dell’impianto, tutte le masse assumono uno stesso potenziale dipendendo questo dal rapporto tra la resistenza di terra dell’impianto e la resistenza di terra del neutro). Un’eventuale  massa estranea assume il potenziale che ha il conduttore di protezione all’ingresso del fabbricato, dove è stato effettuato il collegamento equipotenziale principale. Tra massa e massa estranea si stabilisce una differenza di potenziale che dipende dalla caduta di tensione che si ha sul PE dall’ingresso dell’edificio alla massa. Il potenziale assunto dall’apparecchio fisso viene trasferito anche alla massa di un’eventuale apparecchio trasportabile che, proprio perché trasportabile, può mettere l’operatore in  condizione di toccare contemporaneamente la massa dell’apparecchio trasportabile e la massa estranea (fig. 7.10).

Fig. 7.8 - Un guasto sul circuito di distribuzione non è molto frequente per cui la Norma accetta che, a causa di tale guasto, tra l’utilizzatore U1 e la massa estranea si stabilisca una differenza di potenziale                   UU1Me=Rp x Uo / Zs  per un tempo non superiore a 5s.

L’operatore potrebbe essere  così  sottoposto per cinque secondi ad una differenza di potenziale che però  non deve essere superiore a 50V.

Fig. 7.9 - A causa di un guasto sull’utilizzatore fisso U2, tra l’apparecchio U1 e la massa estranea si stabilisce la tensione Rp xUo/Zs che è accettata dalla Norma per un massimo di 5 secondi solo se è minore o uguale a 50V.

In alternativa, se la tensione di contatto è superiore a 50V bisogna effettuare un collegamento equipotenziale supplementare a livello del quadro secondario che alimenta sia l’apparecchio fisso che l’apparecchio mobile. La tensione tra l’apparecchio trasportabile e la massa estranea si riduce così alla caduta di tensione sul PE che collega la massa dell’apparecchio fisso al quadro secondario.

Fig. 7.10  - Se si verifica un guasto sull’utilizzatore  fisso U2 , tra l’utilizzatore U1 e la massa estranea si stabilisce la tensione Rp xUo/Zs per un tempo massimo di 5 secondi. Se è maggiore di 50 V la norma richiede un collegamento equipotenziale supplementare.

La tensione assunta dalla massa dell’apparecchio fisso si trasferisce sulla massa dell’apparecchio mobile a causa del tratto comune di PE  che collega il collettore principale al quadro secondario. Se i due apparecchi fossero alimentati separatamente e direttamente dal quadro generale questo non accadrebbe (Fig.7.11). Una differenza di potenziale si manifesta comunque tra i due utilizzatori ma la Norma ritiene questo pericolo accettabile entro i 5s   di permanenza del guasto a terra.

Fig. 7.11 - Gli utilizzatori U1 e U2 sono alimentati  con due circuiti distinti  dal quadro principale. Se si verifica un guasto sull’utilizzatore fisso U2, tra l’utilizzatore U1 e la massa estranea la tensione è nulla essendo gli apparecchi alimentati da due linee distinte. La tensione che si stabilisce tra  i due apparecchi è accettata dalla Norma in quanto è ritenuto poco probabile il contatto entro i cinque secondi di durata del guasto.

Abbiamo visto in precedenza come la curva di sicurezza faccia riferimento alla tensione di contatto a vuoto e che tale tensione dipende dal rapporto tra l’impedenza di fase e l’impedenza del conduttore di protezione (nel caso molto frequente in cui le due impedenze sono uguali risulta UC0=U0/2). In presenza del collegamento equipotenziale principale sappiamo che la tensione a cui è sottoposta una persona normalmente si riduce. Inoltre, dal momento che un guasto a terra può essere paragonato ad un corto circuito, la  Norma assume convenzionalmente che la tensione si riduca del 20%. Se U0  vale 230V  e se Zf è uguale a Zpe (fino a sezioni di 16 mm2 il conduttore di protezione ha normalmente la stessa sezione del conduttore di fase Zf=Zpe) dalla 7.8 si ottiene la tensione di contatto a vuoto:

Alla tensione di 92 V, sulla curva di sicurezza in condizioni ordinarie, corrisponde il tempo di 0,4 s. Per sezioni del conduttore di fase superiori a 16 mm2 la sezione del conduttore di protezione è in genere la metà del conduttore di fase, Zf è minore di Zpe  e la situazione peggiora essendo Zf/Zp = 0,5.

 La tensione di contatto UC0 diventa:

In questo caso la curva di sicurezza non è del tutto verificata. Nonostante le apparenze il sistema TN è abbastanza sicuro, va infatti ricordato  che i valori di corrente che si presume possano attraversare il corpo umano in condizioni di guasto e che sono serviti per costruire la curva di sicurezza, si riferiscono a condizioni circuitali e ambientali molto cautelative. Nella maggioranza dei casi le condizioni sono sicuramente migliori e solo in casi particolari sono possibili condizioni più gravose. Un caso critico, per altro poco frequente, è quello di guasto non franco a terra e cioè con l’interposizione di una resistenza tra la fase e la massa. Questa potrebbe limitare la corrente ritardando l’apertura del circuito senza ridurre la tensione di contatto entro i limiti di sicurezza. Ovviamente se la UC0 non supera in nessun punto i 50V  non è necessario l’intervento delle protezioni. Dalla 7.8 se poniamo UC0=50V, U0=230V e risolviamo rispetto a Zp :

Se Zpe è inferiore a  Zf/2,68 la tensione di contatto totale (cioè la tensione di contatto tra la massa interessata e il punto del sistema a potenziale zero) è inferiore a 50 V. Questo è impossibile da ottenere quando si fa uso esclusivamente del conduttore di protezione incorporato nel cavo di alimentazione, come normalmente accade negli impianti di tipo civile dove l’impianto, che si sviluppa prevalentemente in verticale, è dotato di un unico collettore di terra posto alla base dei montanti dal quale si dipartono i vari conduttori di protezione. Tali valori di Zpe si possono invece ottenere facilmente negli impianti industriali  nei quali al trasporto della corrente di guasto sono chiamati  vari elementi dell’impianto di terra. Si potrebbe ad esempio far seguire al fascio di cavi di potenza  un conduttore di protezione principale di notevole sezione cui potrebbero far  capo i singoli conduttori di protezione degli utilizzatori e il conduttore di protezione principale che lungo il suo percorso potrebbe essere  collegato anche ad un certo numero di collettori di terra. Questi   potrebbero, a loro volta,  essere collegati mediante conduttori di terra al dispersore a maglia, che partecipa al trasporto della corrente di guasto verso il centro stella del trasformatore. In questo modo il circuito di ritorno presenta un’impedenza molto bassa che permette di limitare la tensione di contatto al di sotto di 50 V). Con questo sistema si ottiene anche una buona equipotenzialità che riduce la tensione di contatto a valori ancora più bassi. Da notare che se nella peggiore situazione di guasto non viene superato sulle masse il valore della tensione di contatto limite  (UL -  50V gli ambienti ordinari - 25 V per quelli particolari) non si possono creare situazioni pericolose e le norme permettono di non attuare la protezione contro i contatti indiretti mediante il sistema ad interruzione automatica dell’alimentazione in tempi prestabiliti (messa a terra coordinata con il dispositivo di interruzione). Occorre però sottolineare che conoscere la tensione di contatto sulle masse non è  sempre facile. La si può misurare immettendo una corrente di prova nel circuito e andando alla ricerca dei punti più pericolosi che però possono essere molto numerosi e quindi difficili da individuare. E’ una ricerca molto delicata e che viene normalmente affidata all’esperienza del verificatore.

7.2.5    Interruttori differenziali e sistema TN

Tutte le preoccupazioni emerse sopra  vengono meno utilizzando gli interruttori differenziali  perché sono  dispositivi in grado di aprire il circuito in  centesimi di secondo (con le elevate correnti di guasto, tipiche dei sistemi TN, in 30-40ms). Non va dimenticato però che il vantaggio dei sistemi TN è quello di utilizzare i dispositivi di massima corrente per la protezione dai contatti indiretti: ricorrere agli interruttori differenziali vuol dire rinunciare a questo vantaggio. Bisogna infine ricordare che questi dispositivi possono essere utilizzati solo nei sistemi TN-S in quanto nei sistemi TN-C l’uso combinato del conduttore di neutro e di protezione ne impedirebbe il funzionamento in caso di guasto a terra. Nei sistemi TN si è detto che un guasto franco a terra costituisce un corto circuito monofase a terra quindi la corrente differenziale corrisponde ad una corrente di corto circuito. L’interruttore deve essere capace di interromperla poiché si è in presenza proprio di una corrente differenziale. Come per un interruttore magnetico contro il cortocircuito è stabilito il potere d’interruzione, cosi per l’interruttore differenziale deve essere specificato il potere d’interruzione differenziale. Se il dispositivo non è dotato di sganciatori di sovracorrente nei sistemi TN occorre verificare che il potere d’interruzione differenziale sia maggiore della corrente presunta di cortocircuito monofase a terra. In alternativa il dispositivo differenziale deve essere associato ad un dispositivo di protezione di massima corrente capace di assicurare la protezione di tutto il circuito compreso il differenziale in situazione di cortocircuito (il coordinamento tra i vari dispositivi deve essere dichiarato dal costruttore).    

7.2.6      Il neutro in condizioni anomale del circuito

In caso di anomalia nel circuito il neutro può assumere tensioni verso terra pericolose e tutte le masse assumono questa tensione anche se non sono interessate da nessun guasto d’isolamento. Queste tensioni possono essere originate o sull’impianto di terra del neutro  o sul conduttore di neutro stesso. L’impianto di terra del neutro può introdurre tensioni pericolose a causa di un guasto sull’alta tensione o a causa di un guasto a terra sulla bassa tensione. Se un conduttore sulla distribuzione aerea in bassa tensione dovesse entrare in contatto col suolo, il circuito si chiuderebbe, verso il neutro in cabina, attraverso la resistenza verso terra Rdel conduttore in contatto col suolo e attraverso la resistenza Rn del neutro messo a terra in cabina.  I dispositivi di protezione intervengono difficilmente entro i tempi previsti dalla curva di sicurezza  per un guasto a terra in linea anche perché la corrente di guasto è limitata dalle resistenze di terra.  Tale guasto può permanere per lungo tempo ed è necessario che la resistenza Rn  sia di valore tale per cui la tensione applicata su di essa non superi  il valore UL di tensione limite; deve cioè essere  rispettata la relazione :

(7.16)

Da cui :

(7.17)

RE= Resistenza di terra dell’elemento verso cui si è prodotto il guasto

Rn = Resistenza di terra del neutro

Questi problemi sono caratteristici dei sistemi di distribuzione dell’energia elettrica pubblica e quindi interessano in particolare le società distributrici (in ogni caso occorre sottolineare che si assumono valori convenzionali di Rn prudenziali per la messa a terra del neutro in cabina e lungo la linea). Al contrario in un impianto di distribuzione alimentato da propria cabina l’impianto di terra è unico e se si verifica un guasto verso una massa  o una massa estranea, essendo queste collegate a terra,  il conduttore di protezione cortocircuita  la Rn del partitore di tensione costituito dalle resistenze Rn ed RE. Se invece il guasto avviene verso il terreno (conduttore a contatto col suolo) in genere RE ha valori piuttosto elevati e quindi la tensione sul neutro è in genere ridotta a valori non pericolosi. Oltre ai motivi indicati sopra, il neutro può assumere tensioni pericolose anche a causa di correnti di squilibrio elevate, corto circuito tra fase e neutro o interruzione del conduttore neutro stesso, anche se bisogna sottolineare che questi pericoli sussistono solo se  il conduttore di neutro è utilizzato anche come conduttore di protezione (conduttore PEN poco usato).  Da queste considerazioni si può concludere che il sistema TN deve essere  utilizzato per gli impianti con propria cabina di trasformazione (Le norme CEI impongono il sistema TN per utenze di questo tipo) in quanto il sistema può essere gestito in modo tale da garantire i requisiti di sicurezza necessari,  mentre, a causa dei complessi problemi di responsabilità tra utente e distributore (non è semplice per il distributore fornire i requisiti di sicurezza necessari),  è preferibile l’utilizzo del sistema TT.

Circuito di guasto La corrente di guasto si richiude attraverso il conduttore di protezione  o attraverso il conduttore di protezione e l’impianto di terra quando l’impianto di terra è suddiviso in più parti sia in cabina che presso gli utilizzatori.
Impianto di terra Utilizzatori e cabina hanno impianti di terra in comune
Protezione dai contatti indiretti La tensione totale di terra presso gli utilizzatori dipende dall’impedenza dell’anello di guasto. La protezione può essere assicurata con l’interruzione del guasto, ottenuta per mezzo di interruttori magnetotermici o di relè differenziali, e garantendo una buona equipotenzialità.    
Fornitura Alimentazione in MT degli impianti che devono essere dotati di propria cabina di trasformazione MT/BT 
Vantaggi Il guasto viene interrotto tempestivamente all’insorgere del primo difetto di isolamento. Può essere evitato l’uso di relè differenziali.
Svantaggi Il coordinamento delle protezioni magnetotermiche può essere difficoltoso. Impianto di terra costoso. 

Tab. 7.4 – Principali caratteristiche di un sistema TN-S

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