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La corretta scelta degli interruttori differenziali
(3/7)

 

4. I vari tipi di interruttori differenziali

In relazione ad alcuni parametri caratteristici si possono individuare diversi esemplari di interruttori differenziali. In tabella 1 sono raccolte le più diffuse tipologie di prodotto offerte dal mercato.

 

Parametri di classificazione

Tipologia

Protezione dalle sovracorrenti

Senza sganciatori di sovracorrente (Puri)

Magnetotermico -differenziali

Adattabili (DDA) ad interruttori magnetotermici a cura dell'installatore

Destinazione d'uso

Uso domestico e similare

Uso generale

Modalità di intervento in funzione della tensione di rete

Con funzionamento dipendente

Con funzionamento indipendente

Tipo di corrente di dispersione rilevata

Tipo AC

Tipo A

Tipo B

Ritardo di intervento

Con ritardo intenzionale (selettivi)

Senza ritardo intenzionale

Regolazione

Regolabili

Non regolabili

Componibilità

Monoblocco

Assiemabili

Tab. 1 - Classificazione degli interruttori differenziali


5. Protezione dalle sovracorrenti

 

Gli interruttori differenziali devono essere provvisti di protezione contro le sovracorrenti. In relazione a tale protezione si suddividono in differenziali senza sganciatore magnetotermico (differenziali puri), adattabili (assiemabili dall'installatore) o con protezione magnetotermica incorporata (fig. 5).

Fig. 5 - Le varie tipologie di interruttori differenziali

5.1 Interruttori differenziali puri

Quando l'interruttore differenziale è puro (senza sganciatori di sovracorrente incorporati) deve essere protetto contro i sovraccarichi e i cortocircuiti. Le norme (CEI EN 61008-1) stabiliscono le prove che il costruttore deve eseguire per stabilire il corretto coordinamento tra l'interruttore differenziale ed il dispositivo di protezione contro il cortocircuito (SCPD - Short Circuit Protective Device, indifferentemente un fusibile o un interruttore automatico). Gli interruttori differenziali puri associati ad opportuni SCPD, devono infatti poter sopportare i valori di energia specifica passante (I 2 t) e di corrente di picco (I p ) che sono dichiarati dal costruttore. L'SCPD deve cioè essere scelto con caratteristiche di limitazione dell'energia specifica passante I 2 t e della corrente di picco I P non superiori a quelli specificamente dichiarati dal costruttore per l'interruttore differenziale. Ad esempio, con riferimento alle figure 6 e 7, confrontando le caratteristiche di limitazione dell'SCPD coi valori di I 2 t (50000 A 2 s) e di I P (4500 A) sopportati dall'interruttore differenziale, si può rilevare il valore massimo di corrente (4000 A) per il quale il dispositivo differenziale risulta protetto contro il cortocircuito.

Fig. 6 – Coordinamento dell'interruttore differenziale con
il dispositivo di protezione contro il cortocircuito (SCPD)
Verifica dell'I 2 t

Fig. 7 – Coordinamento dell'interruttore differenziale con il dispositivo
di protezione contro il cortocircuito (SCPD)
Verifica del valore di picco della corrente di cortocircuito limitata dallo SCPD

Alla associazione SCPD e interruttore differenziale il costruttore fornisce il valore della corrente di cortocircuito nominale condizionale Inc e della corrente di cortocircuito nominale condizionale differenziale , valori che non devono essere rispettivamente inferiori alla corrente di cortocircuito Icc presunta immediatamente a valle dell'interruttore differenziale e alla massima corrente di guasto a terra I F nel punto di installazione (fig. 8). Le due verifiche sono necessarie nei sistemi di tipo TN perché la corrente di guasto verso terra presenta le caratteristiche di una vera e propria corrente di cortocircuito (che può assumere valori anche molto elevati ad esempio nel quadro generale immediatamente a valle di trasformatori di grande potenza) mentre nei sistemi TT, dove la corrente di guasto a terra è limitata dalla resistenza di terra del neutro e dalla resistenza dell'impianto di terra dell'utente, è generalmente sufficiente verificare solo la prima condizione.

 



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